Ho incluso nel mio sito
Web un richiamo alla storia della Omnitel, in quanto se la
conferenza TIM ha entusiasmato anche coloro (che come me) non
vedono tanto di buon occhio l'ex monopolista delle tlc cellulari,
la storia dell'avventura in Omnitel è davvero qualcosa di
meraviglioso! Buona lettura !!
Francesco Ponticelli
Introduzione al
"Caso Omnitel" di Carlo Mario Guerci
tratto da:
"MONOPOLIO E CONCORRENZA NELLE TELECOMUNICAZIONI: il caso
OMNITEL"
di Carlo Mario Guerci - edizioni Il Sole 24ORE
Scarica QUI il file in *.doc per leggerlo con calma.
Questo libro ha tratto ispirazione da una
serie di conversazioni con l'amministratore delegato di Omnitel,
durante le quali si era più volte osservato che la telefonia
mobile e Omnitel avevano ottenuto in pochissimi anni una crescita
a due cifre da nessuno prevista: eppure, non solo nel giudizio
popolare, ma anche in quello di manager affermati operanti in
altri settori l'attività di gestore di questo servizio era
considerata relativamente banale e poco interessante. Sembrava
che, una volta ottenuta la concessione, tutto il resto fosse
straordinariamente facile.
Sapevamo invece che la realtà era molto diversa e che quel
business era molto complesso per almeno tre ordini di motivi:
perché era un'attività completa-mente nuova e dunque non ci si
poteva confrontare (e confortare) con l'esperienza; perché
gestire un business che presenta formidabili tassi di crescita è
comunque un'operazione complessa e pericolosa; e infine perché
in poche altre attività il confronto con il cliente era più
diretto e rapidamente soggetto a cambiamenti. Se non altro questo
studio dovrebbe fare giustizia di quella convinzione facilmente
ingannevole.
Lo sviluppo della telefonia mobile è un fenomeno mondiale, ma
con differenze rilevanti nei tassi di penetrazione da Paese a
Paese. Ogni situazione trova le proprie spiegazioni in realtà
diverse, socio economiche, geografiche, normative e tecnologiche,
ma le strategie dei gestori hanno svolto un ruolo fondamentale.
In particolare va segnalato che Omnitel è stato il gestore che
ha presentato il più alto tasso di crescita e che le sue
strategie commerciali hanno influenzato in modo decisivo la
crescita dell'intero mercato. Se si osservano i tassi di crescita
si nota che in Italia si è avuta una rapida impennata in
corrispondenza dell'adozione da parte di Omnitel della formula
Libero, con la quale si eliminava l'abbonamento - tradizionale
forma di fidelizzazione forzata dell'utente - e si optava per
l'accettazione di un confronto aperto sul mercato.
Questo libro mette in evidenza vari aspetti innovativi di
strategia e di gestione da parte di Omnitel, ma in questa
introduzione mi soffermo sui principali:
- il marketing;
- la cultura organizzativa;
- l'attenzione alla tecnologia;
- l'orientamento al cliente.
É l'insieme sistematico di questi fattori
che ha permesso a Omnitel di superare sempre le stime degli
analisti e di sopravanzare le stesse previsioni dell'azienda
relativamente a numero di clienti, tassi di abbandono,
redditività.
Il marketing si è sostanziato in segmentazioni del mercato
sempre più spinte e quindi in una variegata serie di opzioni
fortemente personalizzate. Ma si deve ancora sottolineare la
liberazione del cliente da fardelli quali il contributo di
attivazione, il canone mensile, i contratti pluriennali,
l'anticipo conversazioni. Il cliente, in assenza di costi fissi e
di costi anticipati, ha percepito Omnitel come un'azienda
friendly, un'impresa che perseguiva il proprio fine economico, ma
con uno stile diverso da quello al quale si era abituati nelle
telecomunicazioni.
Anche i messaggi pubblicitari sono stati innovativi.
Inizialmente, spinti pure dalla scarsità di mezzi, si
privilegiò la cartellonistica, uno strumento a basso costo, ma a
bassa efficacia. La scelta dei colori, la localizzazione dei
cartelloni, la grafica, furono elementi che tutti insieme
consentirono un'elevatissima visibilità; il verde, un colore
solitamente considerato pacioso e tranquillo, divenne
accattivante e aggressivo pur trasmettendo fiducia.
Successivamente la pubblicità di Omnitel ha trovato anche altri
strumenti - primo di tutti la televisione - e ha accompagnato con
successo la strategia di orientamento al cliente di Omnitel,
sottolineando sempre temi come la qualità, la personalizzazione,
i giovani.
Per ottenere un'elevata flessibilità e reattività alla
concorrenza e all'evoluzione della domanda /e, ovviamente, per
minimizzare i costi - Omnitel si è data una struttura
organizzativa piuttosto piatta (i livelli gerarchici sono in
tutto quattro), costruita su persone molto giovani ("età
media è di 29 anni), di buona cultura e impegnate in intensa
formazione. Le donne sono decisamente prevalenti, rappresentando
il 56 % della forza totale, e alcune con cariche dirigenziali tra
le più elevate.
É noto che una buona struttura è importante, ma le sue
potenzialità si rafforzano quando gli stili e la cultura
dell'organizzazione la confortano. In Omnitel è stata introdotta
una cultura della comunicazione libera: tutti condividono
le stesse informazioni aziendali e a questo fine sono
fondamentali gli strumenti di e-mail e i pc, posseduti da ogni
dipendente. Per esempio, 5.300 sono i dipendenti (novembre
11.998) e 5.300 sono i pc e le postazioni con e-mail.
Anche la consueta formula del comando e controllo è stata
sostituita fin dall'inizio con quella del coaching, che è
cultura della collaborazione e della partecipazione, con ampie
deleghe e sotto la guida morbida di capi che fanno soprattutto
conto sulle capacità e le potenzialità delle risorse umane.
Scegliendo ulteriormente tra i quattro fattori che sto
proponendo, la focalizzazione sulla cultura e sulla qualità
delle risorse umane è il vero elemento centrale della strategia
di successo in Omnitel: in buona sostanza anche gli altri
fattori discendono da questa politica.
Naturalmente - fatte certe scelte di base - pure la tecnologia è
un aspetto particolare della politica delle risorse umane. La
prima decisione fondamentale in materia fu quella di affidare la
rete a un fornitore unico, scelta che ha facilitato soprattutto i
problemi della qualità. In modo più complesso per Omnitel, in
primo piano, è stato lo sforzo di essere integratori di sistemi,
di integrare in particolare informatica e telecomunicazioni. Uno
tra i vari esempi possibili è quello del riconoscimento di voce,
aspetto chiave dell'evoluzione dell'attuale generazione dei
telefoni cellulari.
In linea più generale in Omnitel è presente un'attenzione
focalizzata all'interazione tra tecnologie di rete e politiche
della qualità, in quanto praticamente tutte le attività di
servizio al cliente richiedono il supporto di tecnologie di reti
intelligenti.
Infine, il quarto punto, che è insieme obiettivo primario e
criterio ispiratore di Omnitel, è quello dell'orientamento al
"cliente", con tutte le sue varietà (e asperità)
al centro della missione di Omnitel è ciò che più ha cambiato
l'immagine del secondo gestore rispetto a quella del gestore ex
monopolista, il quale nel settore mobile ha risentito a sua volta
dell'immagine del gestore fisso, dove il cliente era considerato
un "utente", che non poteva e non doveva scegliere.
Fin dai primi passi il cliente Omnitel si è sentito al centro
dell'attenzione dell'azienda.
Tutti i fattori che ho già ricordato hanno concorso a questo
risultato, ma spicca la cura e l'approccio con il quale sono
state costruite le logiche e i meccanismi di funzionamento dei call
center. I call center, animati da
persone tra le più giovani in organico, sono la punta più
avanzata dell'orientamento al cliente, per l'insieme delle
funzioni che svolgono, ben oltre la più semplice attività
informativa. I call center di Omnitel hanno liberato il
cliente dalla necessità di muoversi fisicamente verso centri di
vendita e di servizio, perché sono stati messi in grado di
svolgere una grande quantità di attività, dall'attivazione di
un contratto, alla sua chiusura, alla sua modifica, alla verifica
in tempo reale delle spese sostenute, alla rettifica di eventuali
errori. Ed è così che la Customer Care di Omnitel
ha già vinto tre premi importanti, nel 1997 e nel 1998,
assegnati due da Teleperformance, per Italia ed Europa, e uno da
Arthur Andersen. E questa attenzione estrema al cliente si
sintetizza ancora meglio attraverso un indicatore, il Customer
Satisfaction Index, che mostra sistematicamente valori più alti
di quelli ottenuti dal concorrente più diretto.
In questo modo Omnitel ha continuato ad accrescere la sua quota
di mercato dei nuovi clienti che, attorno al 30% agli inizi del
1997, è giunta a più del 40% nel 1998.
Eppure gli obiettivi sono ancora più ambiziosi perché, se
Omnitel alla fine del 1998 ha una quota del mercato italiano
totale voce pari al 5% e del 17-18% del mercato mobile, non è un
mistero che gli obiettivi sono di raggiungere nel 2005 quote di
mercato rispettivamente del 16% e del 38%, che corrispondono a
ricavi di circa 10mila miliardi. Valori che assumono anche più
rilievo se si considera che la concorrenza crescerà
ulteriormente sia sulla telefonia mobile che su quella fissa.
Dunque, il successo di Omnitel poggia su punti di forza aziendali
ben definiti. Eppure il fenomeno non cessa di stupire se si
riflette sul fatto che Omnitel è divenuto il terzo gestore
europeo di telefonia mobile e che il suo tasso di crescita è
stato il più alto.
Come numero di sottoscrittori GSM nel dicembre 1995 Omnitel era
il ventitreesimo europeo e France Telecom era il primo;
nell'agosto 1998 (ultima data con valori comparabili) Omnitel
aveva raggiunto il terzo posto, dietro a TIM e a Mannesman.
France Telecom è diventata quinta e Vodafone ottava. Nel mese di
novembre 1998 i sottoscrittori hanno ormai superato i cinque
milioni.
E si consideri ancora la crescita del valore di Omnitel. Le
valutazioni, dalla sua nascita, hanno continuato a crescere e
l'ultima disponibile, mentre scrivo questa nota, stima il valore
di Omnitel addirittura in 48mila miliardi. Una cifra che
sopravanza largamente quella di grandi aziende italiane ben
consolidate e decisamente più grandi di Omnitel, come fatturato
e come numero di dipen-denti. A meta novembre 1998 la
capitalizzazione di borsa di FIAT era di l8mila miliardi, quella
di Montedison di 9.700, quella di Pirelli S.p.A. di 9.600
miliardi e quella di Olivetti - risalita da poco più di 1.000
miliardi alla fine del 1996 - di 11.800 miliardi. Ma, se si
vuole, si può anche fare un confronto con ENI il cui valore di
borsa era di 81mila miliardi o con Comit che ne valeva circa
2Omila o con Banca Intesa, a livello l7mila. Non conosco in
Europa alcuna azienda che abbia mostrato una crescita del valore
di questa grandezza.
Ovviamente occorre rilevare che le capitalizzazioni di borsa sono
valori oggettivi e che le stime delle banche d'affari sono, per
l'appunto, solo stime; ma la convergenza delle valutazioni e la
loro crescita continua sono fatti significativi.
I fattori di eccellenza che ho individuato, sono in grado da soli
di spiegare un successo do questa portata?
Credo che per ottenere una migliore comprensione si debba
inquadrare il "caso Omnitel" in un contesto più
generale, quello dello scenario competitivo italiano. E
indispensabile riconoscere che il monopolio delle
telecomunicazioni in Italia ha lasciato un cattivo ricordo,
presso gli individui e presso le imprese. Ogni monopolista
difende le sue posizioni di dominio, ma ciò è avvenuto in
maniera estrema, a volte con l'aiuto dei governi, ma sempre in
eccessiva e ingenua contrapposizione a una tendenza
inarrestabile, quali che fossero le alternanze politiche: in
particolare, contrasto troppo marcato nei confronti della
Commis-sione europea e del commissario Van Miert, pervicace
stimolatore e tutore dei processi di liberalizzazione e di
politiche troppo aggressive nei confronti dell'entrante, che
hanno addirittura portato le parti a procedimenti giudiziari.
Atteggiamenti, comunque, in varie occasioni
"arroganti", quando l'ex monopolista ha cercato di
svolgere - a proposito delle percentuali di copertura - il
duplice ruolo di concorrente e di regolatore.
Queste situazioni hanno lasciato una traccia pesantissima presso
gli "utenti" e i nuovi clienti potenziali e le diverse
logiche di impresa introdotte da Omnitel hanno avuto la funzione
di un catalizzatore che ha innescato una reazione decisamente
favorevole al nuovo venuto. Il fenomeno Omnitel - con gli stessi
fattori di successo descritti e in un quadro competitivo ancora
non mutato - si sta ora ripetendo con Infostrada, con la
differenza che in questo caso la penetrazione avviene su un
mercato relativamente statico rispetto a quello della telefonia
mo-bile e quindi viene ancora maggiormente sofferto da Telecom,
che fino a que-sto momento (novembre 1998) ha mostrato di non
saper agire adeguatamente.
Le previsioni per il futuro non sono facili. Ho già riferito
alcune di quelle ufficiali di Omnitel, che mi sembrano possibili.
l'azienda sta investendo pesantemente in tecnologia e continua il
lavoro sui clienti. Ma lo scenario futuro della telefonia
cellulare muterà in misura rilevante nei prossimi anni, per
l'impatto che potranno avere le nuove tecnologie. Come è
descritto accuratamente nel volume esse incideranno finalmente
anche sui produttori di handset, ma saranno cariche di effetti
anche sui gestori. I telefoni cellulari dei prossimi anni saranno
semplici strumenti come quelli ai quali siamo abituati e saranno
capaci di funzioni che non siamo ancora in grado di capire
appieno, anche perché dipenderanno da un'intricata interazione
tra le tecnologie e la domanda dei consumatori. Alcuni fatti
sembrano però certi: Uno è che lo scenario si manterrà
fortemente competitivo e, probabilmente, diventerà ancora più
vivace, non solo per l'ingresso di nuovi concorrenti. Per
esempio, si dovrà considerare il ruolo pregnante dell'attività
regolamentativa dell'Autorità e dell'Antitrust.
Un altro aspetto è quello della convergenza: non credo che
assisteremo solo alla convergenza fisso-mobile, ma alla
convergenza e competizione di varie piattaforme tecnologiche, tra
le quali, oltre all'impiego delle tecnologie satellitari, si deve
ricordare l'evoluzione dell'offerta televisiva e il suo intreccio
con le telecomunicazioni. Con i telefoni fissi e mobili, con la
televisione tradizionale e digitale, con l'informatica, si
andrà, sempre più, verso una nuova e più comples-sa industria
della comunicazione.
Scenari in forte movimento che in qualche anno trasformeranno
questo libro in un volume di mera storia di una formidabile parte
della telefonia italiana.
Carlo Mario Guerci
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